I PFAS sono una vasta famiglia di composti chimici sintetici, utilizzati in numerosi processi industriali e prodotti di uso quotidiano, noti per la loro estrema persistenza nell’ambiente. Proprio per questa caratteristica vengono definiti “forever chemicals”.
Il tema è al centro di un’intervista alla Prof.ssa Laura Calzà, Direttore Scientifico di Fondazione IRET, realizzata per il dossier Salus del Quotidiano Nazionale.
Come entrano nel nostro organismo?
I PFAS raggiungono l’uomo principalmente attraverso la catena alimentare, ma anche tramite l’acqua, l’aria e, in misura minore, il contatto cutaneo. Possono inoltre essere trasmessi dalla madre al feto durante la gravidanza e attraverso il latte materno. Una volta assorbiti, queste sostanze entrano nel circolo sanguigno e si distribuiscono nei diversi organi.
Possibili effetti sulla salute
Come spiegato dalla Prof.ssa Calzà, i PFAS possono interferire con i meccanismi cellulari di detossificazione e con il sistema endocrino, alterando funzioni biologiche fondamentali. La letteratura scientifica suggerisce associazioni con effetti sullo sviluppo neurologico, sul sistema immunitario e sul metabolismo.
Un problema ambientale diffuso
Episodi di contaminazione ambientale, come quelli registrati in alcune aree del nostro Paese, mostrano come l’esposizione ai PFAS possa avere ripercussioni concrete sulla salute delle popolazioni, inclusi effetti osservabili già alla nascita.
Ricerca e attenzione scientifica
Secondo la Prof.ssa Calzà, è fondamentale mantenere alta l’attenzione anche sui PFAS di nuova generazione, come quelli a catena corta, spesso considerati meno pericolosi ma ancora non pienamente compresi dal punto di vista tossicologico.
Prevenzione e consapevolezza
In attesa di dati scientifici sempre più solidi, una strategia utile per ridurre l’esposizione è diversificare l’alimentazione e aumentare la consapevolezza sui rischi ambientali, senza rinunciare in modo indiscriminato ad alimenti importanti dal punto di vista nutrizionale.
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